A R A Z Z I 
 
Nessuno di questi assemblaggi può considerarsi definitivamente concluso: è la metodologia di indagine stessa a richiederlo. Il montaggio di scarti avviene infatti non solo con materiali esterni alle opere, ma talvolta con le opere stesse, di cui si asseconda la disintegrazione ed il momento di auto-distruzione per dare vita a nuove forme, riconducibili a quelle degli arazzi quattrocenteschi.
Le grandi dimensioni, la teatralità, il decentramento, l’orpello, il decorativismo, l’utilizzo di materiali di scarto che imitano un lusso inesistente, sono un rimando preciso, oltre che alle influenze culturali e tradizionali del Mezzogiorno, ad un approfondito studio sull’estetica barocca, sull’inganno sensoriale, sullo spaesamento indotto, sullo choc.  
 
 
 
 
 

El Todopoderoso, La mano di Dio, Untitled

Questi arazzi, in particolare “El Todopoderoso”, sono composti da scarti e materiali che le persone a me care hanno donato, e che giorno dopo giorno ho accumulato e manipolato nel mio studio. Un lavoro intrinsecamente relazionale, profondamente legato al luogo di appartenenza che cerca di riflettere con tragica ironia su sacralità e superstizione, su provvidenza e accettazione del dato di fatto, su elementi socio-etno-antropologici ancora radicati in un Mezzogiorno non ancora del tutto secolarizzato.

Medusa Orientale (Scarti d’Istanbul)

Medusa Orientale è l’unico degli oltre quattro arazzi del periodo di vita ad Istanbul rimasto integro, assieme ad un diario di documentazione che pone l’attenzione sulla componente della casualità  e dell’autodistruzione nella pratica stessa della creazione (motivo per cui quasi tutte le opere sono andate distrutte o ridotte brandelli da utilizzare in altre opere) ; è proprio ad Istanbul che comincia il recupero di scarti per strada, in particolare quelli dei laboratori tessili nella zona di Osmanbey che nei giovedì notte riempivano alcune delle strade del quartiere.

Morte di Marat, Bestia d’acqua dolce, A Beethoven, Carnevale

In questa serie di lavori, coincidenti col secondo periodo di formazione, è possibile scorgere l’inizio della sperimentazione di un vilipendio all’immagine, alla centralità, alla struttura, queste opere sono infatti composte da frammenti di altre opere, spesso concepite con il compagno di studi e amico Giuseppe Seruis: è l’inizio dello studio sul Barocco, sull’orpello, ma soprattutto sul montaggio, ed il delinearsi del carattere relazionale del lavoro.

Caduta, Uroburo, La Madonna del Palazzo, Alba Nova, A Ballard

La prima serie di opere rimanda all’araldica e coincide con una serie di studi sul Mezzogiorno, dapprima sui rapporti tra fascismo e Mezzogiorno, (Alba Nova ne è un esempio tragicomicamente  lampante, con i suoi riferimenti storici all’ormai inesistente comune di Albanova istituito a suo tempo da Mussolini) ed una vera e propria inchiesta socio-psicologica circa Autoritarismo e conformismo, che riprende il pioneristico lavoro empirico “The Authoritarian Personality” condotto da Theodor Adorno sulla psicologia del fascismo. “A Ballard” funge infatti da stimolo estetico nell’inchiesta, per dare vita ad oltre 148 reazioni dei soggetti dell’inchiesta e 18 interpretazioni della stessa opera.